Racconti e Ricordi

 

Una foto sbiadita in bianco e nero, una faccia che si era persa nel tempo, un nome che torna dal passato... ed è subito "Amarcord", certo nulla a che vedere con l'Amarcord della Rimini Felliniana, ma i dolci ricordi di un modesto paese nella tranquilla e laboriosa provincia novarese, nulla di più. 

Ma i tuoi ricordi hanno sempre un sapore fragrante perchè sono parte di te, se poi hai la fortuna,  di essere nato e  cresciuto in quei favolosi anni 60 allora i ricordi si tingono di colori sgargianti e di profumi genuini. Gli  anni d'oro, quelli  del boom economico, con le tristezze e gli odi della guerra che pian piano  andavano ad assopirsi  ed il nuovo benessere che stordiva e che lasciava intravedere un futuro ruggente. Sarebbe passato solo un decennio e mezzo e ci saremmo ritrovati a confrontarci con la crisi economica, le tensioni sociali, il terrorismo delle Brigate Rosse, le stragi neofasciste, ma intanto quel periodo, quello tra la ricostruzione degli anni 50 ed appunto la crisi degli anni 70 rimangono per l'Italia e, per quanto ci riguarda, per Borgo Ticino, gli anni più belli.

 

L'idea di inserire una sezione dedicata ai ricordi personali dei "tempi che furono" mi è venuta dopo essere stato contattato da Fabio Tracogna, un Borgoticinese d'adozione, uno dei tanti "foresti" che d'estate venivano a passare le loro vacanze dai nonni o dai parenti e che a Borgo Ticino hanno lasciato un pezzettino del loro cuore ed una parte importante della loro infanzia.

 

 

I RITI SONO IMPORTANTI

di Fabio Tracogna

Ricordi mamma, ricordi papà?
quei giorni d'estate passati a Borgo Ticino, passati tra una gita al Ticino, una ad Arona, un giro in Val Formazza e tanti giorni di dolce far nulla a Borgo, in casa, al fresco, tranquilli.
un giornalino, il mercato del giovedì le incombenze del mattino, il pane il giornale, un giro in bici con gli amici, i compiti delle vacanze...
stamattina, mentre guardavo il cielo dalla finestra mi è riaffiorato il ricordo dei nostri pranzi in quella casa.
di uno, in particolare, credo proprio di giovedì (eh si, come tutte le famiglie, anche noi avevamo i nostri riti).
Il giovedì era giorno di mercato: poche bancarelle, frutta verdura qualche vestito, per noi ragazzi poco o nulla… qualche giocattolo...
così, siccome la mattina era "impegnata" a fare la spesa (che bello che era il tempo "lento" di una volta), dopo aver acquistato un paio di bei meloni e mezza anguria, verso mezzogiorno, perché se no i negozi chiudevano, andavo dall'Alberto a ordinare...gli affettati!!!
all'epoca non ero vegetariano, anzi...
per cui andavo in questo piccolo supermercatino di paese, vicino a casa, nel quale si vendeva di tutto, dai sacchi di farina, agli attrezzi per l'agricoltura passando per frutta carne verdura vino e altro.
appena varcavi la soglia di quel negozio venivi investito da una marea di profumi: il primo era, come lo chiamavo io "il profumo dell'Alberto" un profumo di pane appena sfornato, un profumo croccante che ti attirava inesorabile verso il bancone per ordinare...
le rosette, che a Milano chiamavamo michette, erano ENORMI!!!!!
e poi quel sentore di salumi freschi, quei profumi dove potevi distinguere il salame a pasta fine da quello campagnolo dal salsiccione, dal cotto, dal crudo dolce o salato...
che dire poi dei formaggi dove il RE gorgonzola la faceva da padrone surclassando tutti gli altri...
mi perdevo dietro quei vetri a guardare quel ben di dio....
prendevo la mia lista dalla tasca dei pantaloncini (fino ad ottobre non avrei più indossato pantaloni lunghi!!!!) e ordinavo:
tre etti di cotto, due di crudo dolce, due di mortadella, tre di salsiccione a pasta fine tagliato sottile, due etti di arrosto tagliato sottile, una fetta di zola e una di sbrinz otto rosette e un pezzo di grana padano....
Alberto ed Emilio, con la sua moglie, mi preparavano questo pacchetto di delizie e poi aprivano un quadernetto nero dove "segnavano sul conto" il costo della spesa.
Un tempo si faceva così, erano aperture di credito sulla fiducia, prima della fine della vacanza, papà sarebbe andato a salutare e a pagare con un assegno.
tornavo a casa con questo pacchetto, vassoio tra le mani, ed il sacchetto del pane infilato nel braccio...
pochi metri tra il negozio e la casa, normalmente sotto il sole, e con quei profumi stuzzicanti..
risalivo via valle, giravo a sinistra dalla cappelletta della Madonnina, sbirciavo nelle finestre delle altre case da dove provenivano i rumori del pranzo....
rumori di sedie spostate, di stoviglie e piatti che venivano presi dalla cucina e messi sul tavolo, un orchestra di suoni che presagiva un momento piacevole...
poi a metà di Via Cavour entravo nel nostro cortile dove lo Slicki, il cagnolino dei vicini, mi correva incontro sia perché gli ero simpatico, sia perché portavo la pappa.....
e poi la penultima casa in fondo al cortile era la nostra..
varcavo la soglia di casa e il caldo del sole lasciava spazio ad un fresco piacevole e rassicurante...
la tavola era già pronta...
i piatti col bordo arancioni ed il fondo bianco, i bicchieri alti e decorati con fiori, ottenuti con la raccolta punti di qualche prodotto, le forchette uguali ma i coltelli rigorosamente diversi l'uno dall'altro, la brocca dell'acqua di vetro marrone con il manico scivoloso, la bottiglia di lambrusco per papà....
arrivavo ed appoggiavo il pacchetto pieno di delizie nel centro della tavola....
il pane veniva messo accanto e poi arrivava sua maestà il melone già pulito e tagliato a fette.
a quel punto correvo nel garage di fronte a casa (l'ex stalla..), altro posto freschissimo, per prendere una bottiglia di bibita, di quelle che ci portava il Sig Chinello con l'appartamento, gazzosa, ginger, limonata, aranciata rossa sanguinella, spuma...era sempre una festa!!!
poi finalmente ci si accomodava per il pranzo, senza televisione, senza fretta, fuori il caldo e dentro noi, al fresco.
Slicki ci raggiungeva scodinzolando, era il cane dei vicini di corte, ma noi lo amavamo molto come abbiamo sempre amato tutti gli animali.
era un andare e venire di mani tra il piatto e il centro della tavola, una fetta di cotto, una di salame, meglio due, un assaggio di zola, un pezzettino di melone, un panino fatto con la rosetta e l'arrosto affettato....
era un picnic.
il nostro picnic "casalingo" del giovedì, senza fretta, pieno di chiacchiere e di sorrisi.
al pomeriggio ci avremmo pensato poi.
era il nostro rito, un momento che allora non mi pareva così importante ma che oggi, dopo tanti anni, mi manca da morire.
era il nostro rito che abbiamo mantenuto finché abbiamo potuto finché la Vita ce lo ha concesso.
Tanti anni sono passati, Slicki non c'è più da un pezzo, la casa è stata venduta, poche cose mi sono rimaste di quegli oggetti che conteneva, il negozio dell'Alberto e dell'Emilio ha chiuso da tempo, nemmeno l'Alberto c'è più ma lunedì' scorso ho rivisto l'Emilio e mi sono commosso.
quel profumo di pane e di cibo non l'ho mai più sentito, ma lo porto nel cuore.
anche Mamma e Papà non sono più qui.... ma sono sicuro che se lo ricordano anche loro.
 

CARTOLINA DA BORGO

di Fabio Tracogna

Salendo dalla stazione...., dopo il passaggio a livello...le castagne amare sulla sinistra, vicino alla Cappelletta, lo scheletro di quello che doveva essere il ricovero, poi di fianco la pizzeria Marechiaro con Gennaro e Luigi e le loro famiglie, posto che ricordo con tantissimo affetto per avermi accolto molte volte e dove, personalmente, ho sempre mangiato benissimo e mi sono sentito sempre a casa, accolto.
di fronte il primo supermercato di borgo..l'Alberto e L'Emilio con la moglie (Mariagrazia?)
poi la farmacia (anche se prima era sullo stradone quasi fuori dal paese, la farmacia Celesia, se non ricordo male)
ora la farmacia è sulla destra davanti, quasi, alla vecchia segheria dove andavo a comperare la segatura per uccellini e criceti.
Salendo per via valle c'era il primo negozio di Alimentari dell'Alberto e dell'Emilio, poi all'angolo con via Cavour c'era il macellaio, recentemente scomparso e sua moglie che ricordo con affetto.
prima sempre lì c'era il Bison, sempre macellaio e sul retro noi piccoli andavamo a vedere quando ammazzava i cavalli....
mamma mia, forse grazie a lui sono diventato vegetariano...
Proseguendo su corso Vittorio Emanuele, ricordo l'altro macellaio (Minella) il ferramenta che veniva da DIvignano, un parrucchiere da uomo, uno da donna un ortolano e il negozio di fiori, 
poi entriamo in piazza:
a destra c'era il negozio di alimentari ZIatin, c'era anche il distributore che faceva la miscela al 2% al mio mitico Garelli nero e oro, poi l'edicola, bisognava salire le scale,
poi l'orefice, di fronte, il tabacchino, un portone di legno giusto a fianco della lapide ai martiri del 13 agosto, dove c'era anche un bar un tempo, poi l'edicola (nuova) e la tintoria, di fronte, oltre, lo spazio che dava sulla cancellata della villa Manzetti, il Falcone!!! il mitico Bar della piazza, i ghiaccioli, i  cornetti, le bibite, le patatine, il figlio mi pare si chiamasse Taddeo.
di fianco al Falcone ricordo un negozio, ancora un parrucchiere mi pare, forse un ufficio del Sig. Manzetti, poi saliamo ancora, verso la chiesa....
un panettiere / alimentari, una merceria con gli infissi in alluminio oro, la cui porta "sfregava" contro una lamina di metallo producendo un suono (era il campanello...), il negozio del Merlo (papà e figlio, il papà mi pare suonasse il trombone nella Banda del paese) dove si riparavano e vendevano biciclette e motorini, li' ho comperato la mia Saltafoss oro e blu e lui mi ha regalato un contachilometri da mettere sulal ruota davanti...
 la vecchia pizzeria BELLA NAPOLI che faceva un fritto misto di calamari spettacolare,  chiusa da tempo immemore....
ancora forse un negozio di abiti o una merceria a circa metà della salita, poi prima della via che sale alla chiesa il circolino dei reduci/ partigiani, e poi la Banca Popolare di Novara dove a papà cambiavano gli assegni perchè lo conoscevano da anni...
di fronte il cinema teatro sala don Franco Boniperti, l'oratorio, il campo sportivo, dove a ferragosto facevano i fuochi di artificio, lo spazio dove veniva montato il banco di beneficienza e il campo di bocce dove invece si montavano le cucine che sfornavano salamelle!!
di fianco un altro bar di cui non ricordo il nome, mi pare di ricordare un colore azzurro...
di fronte il negozio della Marinet!!!!
quanti ricordi, che profumi quel negozio!!!!
la sua voce con quella R francese arrotata, i suoi prezzi "a simpatia", le mille cose che aveva messe un po' di qui e un po' di lì, che dovevi scavare per trovarle, tu, ma lei le trovava subito, e suo figlio Rougè che andava e veniva per il paese a portare le bombole di Gas con l'Apecar...
poi più avanti ricordo altri due negozietti, uno era un negozio che per un certo periodo ha venduto articoli da pesca (hanno tentato di rubarmi la bici lì), poi una latteria, nella via che corre dalla piazza della chiesa fino a fianco delle scuole, nella piazza della chiesa la Vineria Rossi, e per un certo periodo l'edicola e vicino la salita delle scale della chiesa in forndo, un panettiere, o un forno
proseguentdo poi trovavi  il bar la Madonnina dove con mamma andavamo a chiamare papà al telefono a Milano.
Avevano una cabina del telefono che quando chiudevi la porta non sentivi più nulla dei rumori del bar e del bellissimo biliardo che era lì fuori....sembrava di esssere dentro una nave spaziale!!!
peccato che puzzasse di fumo da morire, allora si fumava dovunque...
e per me ci scappava sempre un gelato un ghiacciolo o una coca...
poi le scuole, poi lo stradone che portava verso Varallo e la farmacia (vecchia) ricordo ancora gli scaffali in legno antico e i vasi con le erbe e le scritte in latino (mi pareva...), poi sulla "punta" della strada il distributore della Esso....
a metà dello stradone la strada che percorrevamo per andare alla Festa dell'Unità
si perchè, come in un film di Peppone e Don Camillo, si andava tutti sia alla festa della chiesa durante la settimana dell'Assunta e poi anche alla Festa dell'Unità alla Casa del popolo.
Di fianco alla Festa dell'unità poi arrivavano le GIOSTRE!!!!!! gli autoscontri, il calcinculo, il tirassegno, lo stand dove vincevi i pesci rossi buttando la pallina da ping pong nei vasetti....
se chiudo gli occhi, ed è una cosa che mi piace fare spesso, come attivando una macchina del tempo, oltre a ricordare tutte queste cose, e rivedo anche le persone, sento le loro voci, i profumi dei negozi, il profumo del pane...
Grazie BorgoTicino per avermi riempito gli occhi e il cuore di bellissimi ricordi..